Tira un’aria fresca e frizzante lì in cima. Un posto al sole e tanto entusiasmo dopo la sesta vittoria in campionato, oggi a spese dell’amico Toro, che vuol dire 22 punti, terzo posto e la consapevolezza di poter stare e restare lassù.
Da tanto tempo che non si correva così. Da tanto tempo un filotto da tre punti così generoso non ci rallegrava le domeniche di pallone. Questa squadra ha ingranato una marcia veloce, ha vinto largo con Lecce e Roma, ha sofferto e strappato i tre punti con Genoa e Torino. E veniva da due vittorie con Lazio e Milan.
Mica pizza e fichi.
Nessuno sa quanto durerà questa vertigine da altezza. Nel calcio le certezze non esistono e possono essere spazzate via in tempi brevissimi. Ma la sensazione, avvertita già dall’estate con la rivoluzione gentile guidata da Daniele Pradè, è di trovarsi di fronte a un anno interessante. Una di quelle stagioni in cui si potrà sognare un po’, patire meno, togliersi qualche soddisfazione in più.
Intanto la difesa. Solida, affiatata, anche un po’ all’antica, ma di sicuro un toccasana per le coronarie di tifosi troppo abituati negli anni passati a convivere con un patema d’animo costante, ogni volta che gli avversari si avvicinavano all’area. Se poi tra i pali c’è quel gigante affusolato di De Gea, allora il quadro è completo. Ma non vanno dimenticati il giovane Comuzzo, veterano di fatto, anche se l’anagrafe lo ha appena fatto uscire dall’adolescenza e capitan Ranieri, un ragazzo dalla grinta stile Partenio anni ’80 che tiene alla maglia come pochi altri. Ai lati Dodò e Gosens, il samba e l’andante con brio, il tropicale e il nordico. Entrambi punti fermi di Palladino sulle fasce.
In mezzo è tutto un fiorire di novità. Bove, Adlì, Cataldi. Centrocampisti di corsa e di tecnica, versatilità e dinamismo, appassionati di passaggi in verticale per non perdere troppo tempo e arrivare senza fronzoli nell’area avversaria.
Davanti a loro c’è dinamite Kean, l’autoscontro dalla carrozzeria di titanio, difficile da spostare, complicato da fermare, rapido e potente nel segnare. Intorno a lui girano un rinato Beltran, il diafano Colpani sulla via della guarigione, in attesa dell’uomo delle terre di ghiaccio, quel Gudmunsson che, ad oggi, ha quasi più gol di presenze.
Insomma, da Torino arrivano solo conferme e la certezza, quella si, che questa squadra abbia tanta voglia di sorprendere e competere.
Intanto si vince e sarà un bel lunedì.