L’America ha scelto. E ha scelto il peggio. E di molto. Un’onda nera ha travolto i democratici americani e non solo. Una melma che trascina il miliardario bancarettiere, golpista, misogino, negazionista sul clima, propalatore seriale di bugie, anti-scientifico e razzista, direttamente nello studio ovale.
Una pessima notizia, ma forse ancora peggiori sono i commenti dei “vincitori” e di coloro che, fingendo equidistanza, in realtà hanno sempre fatto il tifo per il ritorno di Sauron e del suo scudiero-padrone Saruman-Musk alla Casa Bianca.
Perché è certamente disgustoso pensare agli scenari che ora si aprono per gli Stati Uniti e, quindi, per il mondo intero. Ma è ancora più ributtante leggere commenti del tipo: “ha vinto il popolo contro l’elitè”… secondo l’adagio in voga da anni presso la destra populista e para-fascista, compresa quella italica.
Addirittura c’è chi contesta le prese di posizione di attori, uomini e donne di spettacolo, intellettuali, artisti, in favore di Kamala Harris. Vengono descritti come “gente privilegiata”, che non sa nulla dei problemi del “popolo”, perché vive in un mondo dorato. E si arriva persino a mettere in discussione la loro libertà di opinione e di espressione. A quanto risulta, almeno fino ad ora, attori, artisti, intellettuali, sono cittadini a pieno titolo e possono liberamente manifestare le proprie idee e le proprie opinioni. O c’è un limite, dato dal conto in banca, oltre il quale te ne devi stare zitto e goderti i soldi?
Sono poi insopportabili l’ipocrisia e la malafede di chi attribuisce una presunta anima “popolare” a Trump, quasi fosse un ex operaio della GM di Detroit, contrapposta all’elitarismo dei democratici. Trump è, da sempre, l’elite. Un riccastro privo di scrupoli che non ha nulla, ma proprio nulla, in comune con il “popolo”. Un bancarottiere avido, che ha costruito le proprie fortune sul fottere gli altri, che non sa e non condivide niente con la classe media, con i “proletari” e con i diseredati. Anzi, molte delle sue azioni, da cosiddetto imprenditore, hanno generato diseredati e messo sul lastrico tante persone.
E anche qui non si può non fare il paragone italiano con l’era di Silvio. Sono gli stessi meccanismi che portarono molti italiani a votare un imprenditore multimilionario che non ha mai dato spiegazioni convincenti sull’origine del suo patrimonio, ha corrotto giudici, ha aderito alla P2, ha distrutto culturalmente un Paese diffondendo tv spazzatura. Anche Silvio era considerato un alfiere del popolo in contrapposizione all’elite sinistroide.
In questa tornata di elezioni americane c’è poi l’altra anima nera nella truppa. L’altro riccastro alla ketamina, lo squilibrato megalomane, tutto tecnocrazia e dispotismo, osannato anche nello Stivale nonostante la sua passione per le sostanze non proprio legali e il ricorso seriale alla maternità su commissione. Ma si sa, in Italia le regole valgono solo per i nemici. Per gli amici ci sono sempre le eccezioni.
Nell’analisi del voto americano altrettanto insopportabili sono quelli della cosiddetta “sinistra dura e pura”. Che faticano a nascondere la gioia per la vittoria di Trump, in nome del “tanto peggio, tanto meglio” e si alambiccano ne dare lezioni di strategia politica ai democratici americani. Gli stessi che attribuiscono virtù divine alla volontà popolare, ma i partiti votati da loro restano regolarmente sotto la soglia dello 0,…%. Il che fa sospettare non abbiano questa grande capacità attrattiva, né la qualifica per insegnare ad altri come si vincono le elezioni.
Ci aspettano anni pesanti. Probabilmente pericolosi. Gli scenari che si aprono sono imprevedibili, ma sicuramente a tinte molto fosche. La democrazia va difesa, vanno denunciati tutti i rischi e gli attacchi alla libertà di espressione, alla civiltà giuridica, ai diritti civili che questo nuovo ordine sicuramente porterà.
Anche Mordor sembrava invincibile. Ma non lo era.