Correre a 40 anni aiuta a capire come vivere quest’età. Impari a dosare le energie, a risparmiare quando devi e a spingere quando puoi.
Capisci il senso dell’esperienza, conosci il tuo corpo, i tuoi limiti, le tue poche potenzialità ancora inespresse. Certo, a 20 corri più veloce, ma non è detto che tu vada più lontano. Divori la strada, la bruci sotto la spinta dell’impeto giovanile, parti forte, ma ti fermi presto. A 40 non è così.
Questi pochi mesi di ritrovata attività fisica mi hanno insegnato quanto sia fondamentale partire piano. Ascoltare meglio cosa si muove dentro per capire quando aumentare un po’ e dove fare attenzione. Sarà che il fondo, ma neanche il mezzo, sono mai state mie specialità, ma oggi mi scopro più paziente. Paziente con me stesso e con il peso che certi sforzi richiedono. Tollerante con l’istinto di partire a schioppettata e gustare tutto e subito.
Quando corri nella campagna emiliana e, come l’altra sera, avvolto nel freddo birichino il rosa scuro del tramonto d’inverno colora la neve dei campi, senti che il battito va alla giusta velocità, i pensieri si allineano a quel ritmo e tutto diventa un po’ più chiaro. L’importante è seguire il percorso, l’itinerario tracciato dall’età, dall’esperienza, dalla vita che sta alle spalle.
E allora, anche la strada più lunga, non lo sarà mai abbastanza per non arrivare in fondo.